Valentina Nappi vive e lavora per una parte dell’anno a Los Angeles, per esattezza nella San Fernando Valley, capitale mondiale dell’industria pornografica sin dagli anni settanta. Qui venivano girati circa l’80% dei film a luci rosse e per questo tale luogo è stato rinominato con nomi quali “Porn Valley”, “San Pornando Valley” e “Silicone Valley” (in antitesi alla celebre Silicon Valley). Ci incontriamo in un tranquillo quartiere residenziale dove alloggia, in una villetta di una sua collega americana. Valentina mi riceve in tenuta casalinga, serena, l’aria pigra, da quel che ho letto non è una ragazza molto sorridente ma oggi sembra ben disposta. Mentre ci presentiamo suonano il campanello, il fattorino lascia un grande pacco all’ingresso, qualche gioco erotico penserete voi, in realtà, solo carne, prosciutto, svizzere, pollo, tutto esclusivamente biologico!
Se per le foto tutto fila liscio, non posso dire lo stesso dell’intervista: mea culpa, un po’ perché voglio cercare di capire, andare a fondo nelle cose, un po’ perché non riesco a non dire la mia dopo aver notato una qualche contraddizione, infine perché, essendo stato uno studioso di cinema prima che fotografo, non riuscivo a non contestare, o comunque non riuscivo ad accettare senza dubbi certe affermazioni e convinzioni di Valentina che mi parevano talvolta illogiche e un po’ superficiali. A volte non capivo se stavamo parlando di sesso, di pornografia in generale, o di film pornografici, certo è vero quando dice che pur essendo più famosa e con più followers di certe presentatrici guadagna meno di queste. Lasciando da parte il mio punto di vista posso dirvi quello che credo sia il suo: Valentina vorrebbe che non ci fossero più tabù nel sesso, che nessuno avesse reazioni di pudore o disgusto se si trovasse un porno in tv tra il telegiornale della sera e un varietà (magari al posto di Striscia la notizia), che nessuno avesse il pudore in generale. Valentina vorrebbe che il porno venisse apprezzato dalla critica. Senza pregiudizi si potrebbero realizzare dei film porno artistici ma per farli c’è bisogno (dice lei) di tanti soldi e i soldi non arrivano perché non ci sono sponsor, gli sponsor non ci sono perché c’è il pregiudizio… tira in ballo spesso la video arte ma sembra non prendere in considerazione il fatto che se il film porno diventasse qualcosa di prettamente sperimentale e artistico allora si rivolgerebbe ad una nicchia e come tale perderebbe di popolarità e comunque si allontanerebbe sempre più dai film pornografici per avvicinarsi all’arte contemporanea dove, tra l’altro, molti artisti già inseriscono elementi pornografici. Insomma un discorso teorico ed estetico più complesso di quel che sembra.
![Valentina Nappi]()
IO: Da quanto vivi qui?
VALENTINA: Ho preso il visto un anno e mezzo fa
IO: E come ti trovi?
VALENTINA: Non mi trovo male, la sto apprezzando col tempo, diciamo che secondo me Los Angeles non è un posto per turisti. Solitamente la gente che viene qua visita Hollywood… Downtown per esempio è molto più interessante.
IO: Ho letto un po’ di tue dichiarazioni prima di venire qui, questo tuo esporti ti tira addosso molte contestazioni immagino.
VALENTINA: Perché tocco un tasto dolente che tutti atavicamente hanno, cioè l’idea che “sono tutte troie tranne mia sorella e mia madre”… come se essere “troia” sia una cosa negativa. La troia in un paese è vista male, come se si parlasse dello scemo del villaggio, anche peggio. Perché?
IO: I tuoi colleghi se ne fregano o fanno le tue stesse battaglie?
VALENTINA: alcuni se ne fregano e altri fanno le mie stesse battaglie, diciamo che le donne hanno più consapevolezza. La carriera pornografica non è lunghissima, se sei un porno attore sei “figo” ma se sei una donna è diverso, non sei vista come una fortunata, sei una che prende un sacco di piselli ed esci etichettata e allora ti trovi a dover lottare solo per vivere serenamente.
Comunque io ho iniziato ad essere ghettizzata prima che iniziassi la mia carriera, già dai tempi del liceo…
IO: Perché? A quindici anni pensavi già alla promiscuità?
VALENTINA: Anche a tredici.
IO: E questo ti faceva malvedere più dalle ragazze o dai ragazzi?
VALENTINA: Ho notato che quando parlo di scambi di coppia le donne si irritano molto di più, hanno reazioni schifate!
IO: Probabilmente se nella vita potessimo vivere momenti di anonimato la realtà sarebbe diversa, che ne pensi?
VALENTINA: Ah tu intendi che le ragazze se scopano in giro si viene a sapere e difatti quando vanno all’estero ne combinano di tutti i colori… Perché è così! Si sembra un istinto di riproduzione, però noi siamo essere umani abbiamo anche la ragione!
IO: Mi sembra che tu svalorizzi il sesso e allo stesso tempo gli dai molto valore, mi sbaglio?
VALENTINA: È proprio quello che penso, la vagina deve perdere di valore, non deve essere più qualcosa di raro rispetto al pene. Dall’altro lato però il sesso dovrebbe essere valorizzato. Pensa tutto il lavoro di design che si fa per una sedia il cui unico scopo è sedersi, mentre per la masturbazione, che per noi è meno nobile del sedersi, non abbiamo così tante scelte. Il 90% dei toys sono giocattolini cinesi inutili, sono veramente pochi quelli che effettivamente hanno una innovazione o sono esteticamente belli.
![Il masturbatore sponsorizzato da Valentina Nappi]()
IO: Sembri molto convinta… a proposito ma poi Siffredi che diceva di lasciare il porno mi pare non l’abbia fatto, sbaglio?
VALENTINA: Dopo tutto quello che si è fatto per il porno per dagli una dignità e renderlo legale arriva lui a dire “lascio il porno per mia moglie”?
IO: Può essere che lo abbia detto semplicemente perché uno col passare degli anni cambia idea, che ne so, vede la Madonna.
VALENTINA: Qui in America è molto comune, qui ci sono associazioni cattoliche che pagano pornostar che non lavorano più tanto, li pagano magari per fargli dire che hanno preso l’HIV sul set, cosa che poi non riescono a dimostrare visto che i tipi di test che facciamo noi sono molto frequenti e veloci e corriamo molti meno rischi di chi non fa questo lavoro.
Io: Prima dell’avvento del Porn 2.0 l’industria hard era molto redditizia, leggo che The Observer nel 2007 accreditava un importo di 13 miliardi di dollari. Tutto per voi si è complicato con la nascita di YouPorn e delle altre piattaforme che mettono a disposizione i contenuti gratuitamente, qual è il tuo punto di vista a riguardo?
VALENTINA: Il porno non ha problemi certo di utenza ma, visto che siamo ghettizzati, non possiamo guadagnare con la pubblicità normale. Se ci fai caso sui siti porno sono pubblicizzate solo chat erotiche, prodotti per allungare il pene… le grosse aziende non vogliono apparire sui siti porno perché non vogliono compromettere la propria immagine
IO: Recentemente ho sentito che Diesel farà la propria campagna pubblicitaria sui siti porno
VALENTINA: Ben venga, qualcosa sta cambiando. Il problema è sostanzialmente culturale.
IO: tu vuoi innalzare la pornografia, cosa intendi?
VALENTINA: io non ho mai capito perché va bene aver voglia di spaventarsi ma non di eccitarsi, perché si spendono tantissimi soldi per fare film horror ma non per fare film porno, eppure entrambi sono generi molto specifici.
IO: beh ma sono due cose un po’ diverse!
VALENTINA: Se il sesso fosse visto come una cosa normale, perderebbe valore e si darebbe al porno un’attenzione diversa, più sperimentale. Cinquanta sfumature di grigio è tutto basato sul tabù perché la gente è attratta dall’idea di sesso, non dal sesso in sé, dal potere che hai in un determinato contesto che poi ti permette di far sesso e non dal piacere. L’uomo medio si eccita più dall’idea di corrompere la segretaria e scoparsela che scoparsi la segretaria semplicemente perché è bona e gli piace.
IO: Secondo te basta a migliorare qualitativamente il cinema pornografico?
VALENTINA: Il problema è che noi siamo ghettizzati culturalmente.
IO: Non è semplicemente cambiata la fruizione del porno? Rispetto a tutti gli altri generi il porno oggi è fruito solo per eccitarsi e dunque il suo scopo è eccitare, non raccontare una storia.
VALENTINA: Pensa alla cucina, la maggior parte dei critici non crede che sia arte, non la paragonerebbe mai alla Divina Commedia, perché? Perché il cibo è qualcosa di utile e quindi può essere creativo, ma non può essere arte in senso alto. Secondo me invece non conta il cosa ma il come, quindi qualsiasi cosa può essere arte, anche fare le pulizie.
IO: E secondo te l’arte culinaria ha lo stesso valore della Divina Commedia?
VALENTINA: Secondo me è meglio della Divina Commedia!
IO: Quindi il porno può essere meglio di Beethoven…
VALENTINA: Si, in teoria si.
Foto e intervista di Marco Gallico Instagram e Facebook
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