Bologna. Martedì mattina -10.15
Piazzale Medaglie D’ Oro
Aspetto Vittoria sotto la tettoia della stazione centrale. Come d’ accordo.
Sopra di me, l’orologio, fermo alle 10.25 del 2 agosto 1980. Il ricordo di un giorno nero.
Là fuori: pioggia, pioggia e ancora pioggia. Niente giorno del giudizio; pioggerellina sottile, persistente, di quelle che ti rompono il cazzo.
Alle 10.17 il telefono vibra nella tasca del cappotto.
Whatsapp: “Sto scendendo dal treno! Arrivo!”
Pochi minuti dopo, la vedo arrivare. Un cappottino nero, capelli raccolti, niente trucco, ai piedi un paio di Stan Smith. Anche così Vittoria, la noti.
Arriva, cercandomi con lo sguardo. Le faccio cenno. Mi vede. Si apre in un sorriso.
Denti bianchissimi, labbra carnose. È sempre lei.
Io e Vittoria ci conosciamo. L’ho incontrata sette o forse otto anni fa, quando era una modellina diciassettenne mandata da un’agenzia alla Nike Italia – all’ epoca la sede centrale era ancora a Bologna – per una convention aziendale o roba del genere. Non ricordo bene.
Ma lei sì; mi era rimasta impressa questa modella giovane e simpatica, che in mezzo a tante spiccava per il sorriso aperto, ingenuo, sul viso da ragazzina. La Nike in quelle giornate era una specie di Paradiso delle modelle – o dei morti di figa, volendo – e ti trovavi in sale piene zeppe di ragazze, mandate da diverse agenzie, tra Bologna e Milano, pronte per essere fotografate.
Vittoria, i capelli chiari con una punta di rosso, le gambe lunghe e magrissime, mi aveva colpito subito. Un viso speciale; zigomi alti e pronunciati, occhi azzurrissimi, bocca grande e labbra carnose. Non una bellezza italiana (infatti all’epoca non lo sapevo ma Vittoria ha la mamma polacca).
E oggi ci rivediamo, dopo tutto questo tempo, tutte queste cose. Io sono stato per lunghi periodi in Israele, lei ha vissuto per sette anni in Spagna, dove aveva abbandonato la carriera da modella, pur continuando a lavorare nel settore. Quando ho visto che era di nuovo in Italia, ho scritto alla mia agenzia – che è anche la sua, qui a Bologna, l’Allure Models Agency – e ho chiesto di lei.
“Ragazzi, vi prego, fatemi scattare con Vicky”, la chiamano così.
Lei è sempre lei. Ma ora è una donna. Più in carne, più consapevole, più sensuale. Vittoria non ha più lo sguardo ingenuo di anni fa ma ha sempre quella bellezza.
La modella standard è una mano svogliata, seguita da un ”piacere, Natasha” o “piacere Irina” -sono quasi tutte dell’est. Vittoria invece ti abbraccia e tu la abbracci volentieri.
Insomma, per farla breve, ci abbracciamo.
Saliamo a piedi su Via Indipendenza, verso Via De Poeti. Gaia – una mia amica – ci sta aspettando per darci le chiavi del suo B&B, un appartamento arredato stupendamente, nel cuore dell’antica Bologna.
Durante la strada, ci raccontiamo un po’ di vita, la nostra, ricostruendo tutto, da quel giorno di anni fa, alla Nike.
Lei è tornata in Italia da pochi mesi, da Madrid. Alla fine la nostalgia di casa (“e della mamma”, mi dice con un sorriso dolce) hanno prevalso. Un po’ di quella ingenuità è rimasta.
In via De Poeti, Gaia è davanti al portone.
“Ma siete solo voi?”
“Sì, gaia, oggi sì” …L’ ultima volta che ci siamo visti, era stato per la mia serie con Francesca Brambilla; arrivato con un team di dieci persone, tra manager, amici di manager, amici di amici di manager e poi trucco, parrucco, styling, fotografo di backstage, ecc…
Oggi siamo in due.
Saluti, indicazioni su luci e riscaldamento e infine siamo soli.
La giornata fa schifo ma l’ appartamento è molto bello. Mobili raffinati, finestre ovunque.
C’è atmosfera.
Un’amica di Vittoria ci ha prestato delle cose per scattare. Stendiamo tutto sul divano e mentre lei, in bagno, si trucca e sistema i capelli, io scelgo velocemente le zone della casa in cui scattare.
Quando esce dal bagno, Vittoria ha un make up semplice, pulito. Pelle uniforme, colori caldi, tenui, sugli occhi e un po’ di mascara.
Le butto al volo il primo outfit ed esco dalla stanza, per farla cambiare.
È mezzogiorno quando iniziamo a scattare. Fuori pioggia, pioggia e ancora pioggia.
Dentro: noi. Ho tirato fuori dallo zaino la mia cassa bluetooth. Jan Blomqvist.
Siamo rilassati. Nessun imbarazzo.
Gli outfit non li contiamo; ne facciamo più del necessario, credo, ma stiamo giocando. Va bene così. Vittoria, tra uno scatto e l’ altro, ride alla cazzate che dico.
Poi torna seria, rientra nel mood – è una modella. Dice di essere arruginita ma a non pare.
Finestra, tavolo, divano, cucina…. alle 14 abbiamo finito.
Le foto sono molto belle. Diamo una sistemata all’ appartamento.
“Ho lasciato qualche capello in bagno, temo”
“Amen!”
Ci chiudiamo il portone alle spalle e scendiamo giù, a bere un caffè e chiacchierare ancora un po’ del più e del meno. Vittoria ha una bella energia.
Alla fine la accompagno in stazione e arriviamo proprio mentre annunciano il suo treno.
“Ce l’ hai, il biglietto?”
“Sì”
“Allora corri!”
Un bacio e Vittoria è già nel sottopassaggio.
La vedo correre leggera in mezzo alla gente, per prendere il treno, e mi sembra ancora quella ragazzina diciassettenne che ho conosciuto anni fa.
Foto & Testi: Davide Ambroggio
Modella: Vittoria Brescia @ Allure Models Agency
Styling:Visjana Demiraj
Location: Thanks to BLQ01