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Le fotografie erotiche di Paola Malloppo

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Cosa vuol dire essere una fotografa donna che fa foto erotiche?

«Vuol dire dover spiegare spesso che no, non sono la modella, io sono quella che fa le foto. Sembrerebbe una cosa scontata se si tiene presente che ogni giorno pubblico foto di ragazze estremamente diverse tra loro, eppure continuano ad arrivarmi in chat messaggi di gente che mi dice “Wow! Sei bellissima! Ma sei davvero tu nelle foto!?” All’inizio ridi, poi all’ennesimo messaggio cominci a sbroccare perché ti rendi conto che, oltre alla visione superficiale delle foto, c’è proprio un’associazione automatica donna=oggetto. La gente non crede che una donna faccia foto di questo genere. Anche quando propongo dei set o delle foto a siti e magazine, ad esempio, mi ritrovo nei credits come PAOLO Malloppo. Se cercate su google Paolo Malloppo vi escono delle cose mie. Una volta ho mandato una mail ad un magazine con delle foto, il mio nome era nella mail, nella presentazione, nel file (volevano che il file avesse il nome del fotografo) e nella firma… mi hanno risposto “grazie Paolo”.»

Pensi che sia più semplice o più complicato?

«Ci sono due modi di vedere questa domanda: se si parla di come sia più semplice o più complicato approcciarsi alle modelle, “reclutarle” o che… diciamo che, non essendo mai stata uomo, non posso parlare con grande cognizione di causa, posso solo dire che spesso, chi non ha mai posato, lo chiede a me perché iniziare con una donna fa sentire più tranquille, ma chi posa da tanto non credo si faccia problemi. Se invece lo si intende dall’esterno (cosa ne pensa la gente o i colleghi) credo sia come quando in una professione prettamente maschile, cominciano a comparire delle donne. Mi sento come se fossi una donna che guida un autobus o che fa il cardiologo, con una grande differenza però: io lavoro in un ambito pieno di persone mentalmente più aperte. Chi fa erotico difficilmente ha pregiudizi di sorta. Questa è una gran cosa. Nessuno farà mai una battuta del tipo “donna al volante pericolo costante”, le autiste di Bologna non ce la fanno più a sentirselo dire ogni volta.»

Cosa spinge una donna a scattare questo genere, spesso raccontato come qualcosa che oggettifica la donna?

«Sfatiamo questo mito: la fotografia erotica non oggettifica la donna, al contrario, la emancipa. Io di questo sono fermamente convinta: che quando una donna si mette nuda davanti ad un obiettivo, allora ha finito di preoccuparsi di quello che potrebbero pensare gli altri. È una grande vittoria personale secondo me, che poi si ripercuote su tutta la categoria femminile. È un atto di femminismo. Io, dal canto mio, sono contenta di far parte di questa macchina.»

Pensi che ci siano delle contraddizioni in questo genere?

«Non vedo denigratoria la fotografia erotica. Non la mia, almeno. Certo, poi ci sono i fotografi della giarrettiera e tacco a spillo che un po’, secondo me, mortificano la categoria… quelle pose plastiche, immobili, legate ad un cliché che rendono la donna davvero poco partecipe della situazione, ecco, per me quella è una cosa brutta, prendere una ragazza e trasformarla in un manichino alla mercé del fotoamatore di turno. Ma io credo che quella non sia neanche fotografia erotica (adesso per questa affermazione mi segnaleranno il profilo, già lo so!). Anche l’atto di sottomissione (dallo shibari alla fellatio) che spesso è l’atto denigratorio per antonomasia, dipende dal permesso che la donna dà di fare certe cose. L’uomo sembra così potente, ma c’è sempre dietro un accordo tra le parti; questo va tenuto bene a mente.»

Che differenza c’è (se c’è) tra foto scattate da una donna e da un uomo?

«Questa è una domanda a cui avrei sempre voluto rispondere: NO, non ci sono differenze. È una questione di sensibilità e per quanto la sensibilità sia spesso considerata una prerogativa femminile è bene ricordare che tutti i bravi fotografi sono sensibili e che ce ne sono tanti che di sensibilità ne hanno più di me.»

Come stanno cambiando i confini e la percezione dell’erotico negli ultimi anni?

«Dovrei essere un critico per rispondere a questa domanda, e non sono una persona abbastanza seria per esserlo. Posso solo dire che ultimamente la gente si spoglia di più e critica meno (il fatto, ad esempio, che una mia zia di sessant’anni apprezzi le mie foto su Facebook e sia uno dei miei like fissi mi riempie di gioia e orgoglio). Io sono molto contenta di questo»

Foto: Paola Malloppo
Modella: Martina


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